23/24-02-2019 Le 60 miglia del Carso

AUTO RADUNO SPERIMENTALE

60

si è svolta a Trieste la seconda edizione della 60 miglia del Carso, organizzata dagli Ufficiali di Gara di Trieste.
 
Anche quest’anno nutrita presenza di nostri equipaggi al via, con Rigo/Puhali su Lancia Fulvia HF, Grio/Scrigner su BMW 1602, Fontanot/Fontanot su Fiat Panda, Collini/Grillo su Giannini 128, Lena/Di Letta su Smart Brabus, Maschietto/Dagnolo su Fiat 500 e Grava/Dionisi su Simca 1000.
 
La manifestazione è stata occasione per il debutto del giovane navigatore Giovanni Dionisi di soli 11 anni, in coppia col Presidente su Simca 1000, che si è comportato da vero “navigato”. Il buongiorno si vede dal mattino!
 
Il raduno è stato vinto, come l’anno scorso, dal nostro equipaggio Rigo/Puhali. Ottimo piazzamento anche per i Grii al 5° posto e Grava/Dionisi al 6°e 22 Maschietto/Dagnolo.

Dall'abitacolo del vincitore:

Rieccomi , per fortuna visto che lo spazio è dedicato al vincitore, a parlare della Seconda edizione delle “60 miglia del Carso”, gara disputata questa domenica e che ha portato il gruppo di partecipanti, una quarantina, fino a Cividale e ritorno, per un percorso di circa 212 km. Molti dei nostri soci hanno partecipato alla gara, soddisfazione e piacere per alcuni, ovvia delusione per qualcun altro.
Vi racconto la mia esperienza con Pierpaolo, mio ottimo navigatore che per la seconda volta, in questa gara, mi ha portato al successo.
Innanzitutto alcune considerazioni. La prima è che gli strumenti tecnologici in questo genere di prove non servono a nulla, considerando che la gara viene valutata attraverso rilevamenti GPS, con campionamento ogni 15 secondi di velocità istantanea, registrate dal GPS montato sulla macchina.
Essendo campionamenti separati nel tempo, può succedere che il rilevamento capiti a metà curva, dove la velocità è decisamente più bassa delle medie imposte. Questo rende le classifiche molto aleatorie, e quindi ci costringe a considerare la gara per quello che è, un’auto raduno dove la precisione conta fino ad un certo punto ed un Tomtom ti permette di vincere la gara.
Altra considerazione è che le velocità imposte, sempre all’interno di 5 km/h (esempio: tratti da percorrere tra i 40 ed i 45 km/h), siano decisamente troppo alte in alcuni tratti di prova. Difatti, mantenere una velocità tra i 35 ed i 40km/h, sul Calvario, con traffico, ciclisti, mamme con bambini, è risultato non solo difficile (lo sarebbe stato anche a strada chiusa al traffico) ma pericolosissimo per gli equipaggi e per chi incontravano. Immaginate un ciclista che in discesa, giù dal Calvario, raggiungere regolarmente velocità oraria elevate e che improvvisamente, durante una curva, si trova una macchina in salita a viaggiare a 38 km/h. Mi auguro che il prossimo anno venga scartata la prova e che vengano modificate alcune regole, la sensazione era quella di partecipare ad un rallye degli anni 60, un rally vero e proprio, in cui, nei pezzi misti o stretti, c’era da correre davvero.
Veniamo alla gara.
Esordiamo con il numero 1, numero che non avevo mai avuto in nessuna gara, che da un lato può essere vantaggioso per la mancanza di traffico davanti. La prima prova è semplice, bisogna condurre la macchina tra i 40 km/h ed i 50 km/h su un tratto della Trieste Opicina, dal vecchio sfasciacarrozze fino all’obelisco. Tratto facile, con un margine ampio, decidiamo di percorrerlo a 46 km/h, la macchina comunque è nervosa, e pronta allo scatto e quindi risulta difficile dominarla ad una velocità fissa. Subito controllo a timbro a Opicina, da dove si riparte in direzione Gorizia.
Anche la seconda prova risulta facile sulla carta, 3700 agili metri molto lineari, praticamente diritti, senza traffico, con un’unica curva a destra quasi gradevole, da percorrere in conduzione, con un ampio margine di 10 km/h (era tra 40 e 50 km/h), sul quale totalizziamo una penalità di 14 sforamenti in basso, che a tuttora ci è difficile da comprendere.
Poi si entra nel vivo, i limiti massimi e minimi di velocità si riducono in 5 km/h, con gran parte delle prove da percorrere tra i 45 e i 50 km/h.
Cosa bizzarra è che all’inizio della gara, ci viene pregato di rispettare i limiti, mentre in alcune delle prove, i limiti da codice della strada sono molto più bassi del range in cui il roadbook ci indica di viaggiare. C’è un paese, Cialla,  in cui il roadbook dice che bisognerebbe transitare sopra i 45 km/h, ma il limite all’interno del paese stesso è di 10 km/h.
La terza prova ripercorre una bellissima strada che apparteneva alla gara di velocità in salita Sagrado - San Martino del Carso, oltre ad essere teatro di numerose sfide realistiche del compianto “rally del Carso e delle Alpi orientali”. Strada non tanto complessa, che però presenta una serie di difficoltà nella discesa finale verso Sagrado, non ultima una curva a gomito dopo la tenuta Castelvecchio, che va presa quasi da fermi. Traffico comunque dappertutto, e per la splendida giornata di sole, siamo costretti a superare in curva una vettura estremamente lenta, mentre il gomito finale lo faccio mandando in derapata la Fulvia. Ma il problema del traffico è per tutti, e penalizzerà non pochi equipaggi.
Non siamo ancora usciti da Sagrado che cominciamo a concentrarci sulla prova del Calvario, che ci spaventa proprio per l’eventuale traffico ma soprattutto per la presenza di famiglie, bambini, ciclisti, escursionisti. Il tratto non deve essere percorso a meno di 35 km/h, con zone di asfalto completamente ricoperte da segatura e rami. Alla partenza chiedo all’ufficiale di gara se negli ultimi 10 minuti sono saliti dei ciclisti, risposta negativa, e andiamo.
Mi rendo conto che il limite basso dei fatidici 35 km/h sono estremamente ardui da mantenere, mi attacco al clacson ad ogni curva e a spero che il rumore della mia macchina, effettivamente molto alto, faccia un po’ da apripista.
Curve veloci e rapide, soprattutto nel tratto in discesa, dove, per mantenere un’alta velocità, ogni tanto scappa il posteriore, che mi risulta estremamente divertente e remunerativo. È l’ultimo tratto, scorgiamo una macchina davanti a noi, ci rallenterà? Fortuna vuole che arriviamo praticamente insieme al tabellone giallo di fine prova.
Le altre due prove prima del ristoro sono piacevoli, soprattutto perché lì il traffico è praticamente assente. Unico dato suggestivo, il tratto di Cialla in cui il limite è di 10 km/h, dove, se ci fosse stata una pattuglia della stradale, avremmo patito il sequestro della patente. Per i 35 km/h di sforo e clacson suonato in pieno paese, che rintrona Insieme ai quattro tromboncini del carburatore tra le mura del piccolo centro che sembra abbandonato.
Arriviamo al ristoro con la macchina che borbotta, ho l’impressione che siano le candele, anche se osservo che il contagiri passa velocemente a zero. Non realizzo che si tratta di un problema elettrico e perdo tutto il tempo del rinfresco a sostituire le candele.
Ripartiamo in anticipo, subito dopo l’apripista, ma il motore riprende a borbottare finché prima dell’inizio della sesta prova, si ferma definitivamente. Lo sconforto è grande, non c’è modo di metterlo in moto, ma ecco che accade il miracolo. Maurizio De Marco e Maurizio Grio, numero due e numero tre in successione alla mia macchina, si fermano, e con spirito decoubertiniano, iniziano a controllare il mio motore mentre provo ad accendere. Si accorgono che il problema è la bobina, e Maurizio Grio Mi stringe meglio i morsetti faston sulla bobina.
Avrei voglia di abbracciarli, di ringraziarli, perché mi hanno dimostrato un’amicizia ed uno spirito sportivo senza pari, ma manca il tempo, riparto, sono completamente distratto ed innervosito da tutto quello che è successo e nella prima parte della prova sforo e sbaglio un po’ di volte.
Ma poi ci stabilizziamo, e la gara procede bene. Stupendo un passaggio ad uno stop in cui, avendo la vista sulla strada di omissione e notando che non transitava nessuno, riesco a passare usando tutta la sede stradale, compresa la banchina in sterrato in entrata e con sfioro su un muretto in uscita, come nei rally!
Ci avviamo a ripercorrere le prove precedenti in senso contrario, ormai però siamo più allenati sulla velocità da mantenere e le cose vanno lisce. Anche il Calvario ormai è deserto, non incontriamo nessuno. Ultima sosta all’allegra fattoria, dove veniamo accolti e ci viene offerto un ottimo vino brulé, e poi dritti verso le torri, dove c’è l’arrivo della gara.
Nessuno di Noi conosce  il punteggio finale ne la posizione in classifica, e, unica nota sgradevole, non sapremmo nulla fino alle 20:30. Questa è stata la cosa più noiosa e stancante , considerando che l’arrivo era per le 17 e l’ultima vettura sarebbe dovuta rientrare per le 18:30.
Alla fine, con grande sorpresa, in classifica siamo primi, con un notevole distacco dal secondo. La prima delle vetture moderne si colloca al settimo posto, quindi tanto tanto indietro.
Abbiamo bissato il successo dell’altr’anno, ma, questa volta, anche grazie ai due Maurizio, Grio e De Marco. Senza di loro probabilmente non saremmo più ripartiti o ci saremmo innervositi fuori misura.
Alla premiazione solo gente stanca, che non vede l’ora di andarsene a casa, mentre molti lo hanno già fatto.
Gara comunque divertentissima, stimolante, dove bisogna essere sempre sul pezzo, con tanti brividi per il rischio di incrociare qualcuno. Spero davvero che venga rivenduta per il prossimo anno, magari evitando il calvario e seguendo le medie invece che le velocità fisse.

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