1911-1971 La storia

Siamo nel 1911. Ci troviamo di fronte all'inizio della Gara più importante di tutto il territorio e la più ricca di internazionalità mai disputatasi nel circondario. Il primo vincitore fu Hieronimus Otto, su Laurin & Klement, la futura Skoda. Un vero personaggio, che in questa prima edizione concluse i 7,4 chilometri alla media "folle" di 72.742 km/h. Era il 4 giugno e, nonostante la pioggia incessante, il pubblico e la città avevano organizzato un affettuoso abbraccio a quest'iniziativa, talmente affettuoso da richiedere l'intervento di ben 200 gendarmi a cavallo e centinaia di metri di funi di contenimento lungo il tracciato. Due le classi al via, Turismo e Velocità e 51 gli iscritti, 27 i partenti e 23 i classificati.  Il percorso, ovviamente non ancora coperto dal manto d'asfalto, era una vera avventura, ma una irrinunciabile sfida. Per dire ancora di quella prima edizione, fu preceduta da un sabato di prove ove i vari concorrenti ebbero modo di testare le vetture, con l'intermezzo di un incidente, quando il barone Pietro de Morpurgo andò a sbattere con la sua Lancia contro un albero vicino alla curva di via Cologna. L'unico a riportare ferite fu il giovane meccanico che gli sedeva accanto, sbalzato dalla vettura. Gli altri triestini in gara furono Otto Pollak su Mathis, Rodolfo Roetl su Stoewer, Antonio Skerl su Ford T, Teodoro Dreher su Mercedes Benz. Vittoria per Hieronimus Otto, alla media di 72, 742 km/h. Secondo fu Giuseppe Wetzka su Austro-Daimler a ben 6' dal primo, e terzo fu Nikkodem.

La seconda edizione si tenne nel 1926, dopo l'intervallo dovuto ai tristi eventi della Grande Guerra. La partenza venne spostata davanti al Caffè Fabris ed il percorso salì a 9,5 km. La classe fu unica e vi fu la suddivisione secondo cilindrata con 29 iscritti, 22 partenti e 18 classificati. Alla partenza le Bugatti di Ricchetti e Maiani, le Alfa Romeo di Ferluga e Strasser, le Lancia Lambda di De Toma, Gattegno, Metzger ed Artelli, le OM 2000 di Danieli e Kechler, l'Aurea 1500 di Tarabocchia e del cap. Lamborghini, le Fiat 1456 di Schironi e Vaccari e la piccola Peugeot 720 cc. di Giuseppe Peressini. Tra i triestini in gara anche Eugenio Comici su SAM 1000, primo presentarsi al via, che ha la sventura di forare all'altezza di via Cologna. Aiutato dal meccanico, per regolamento sulla vettura, riparte e vince la categoria. Vittoria assoluta per il triestino Emilio Ricchetti, sull'altra Bugatti, il primo concittadino ad iscrivere il suo nome sull'albo d'oro. Da notare che il II° assoluto, Gianni Maiani, dopo aver corso con la Bugatti risale anche con l'Alfa Romeo e vince la 5° categoria. Terzo il triestino Ferluga, seguito da Carlo Strasser, Filippo Artelli e Rolf Tischler a pari merito, Francesco de Toma, Carlo Kechler, Luciano Gattegno e decimo Vittorio Frausin.

La terza edizione, quella del 1927, è preceduta da una febbrile attività, dato che il Genio Civile, nella settimana precedente la gara, pensa bene di "rullare" tutto il percorso per renderlo più scorrevole. 33 gli iscritti, 27 i partenti e 25 i classificati. E' di quest'edizione l'istituzione di un premio speciale per il pilota in grado di percorrere meglio l'impegnativa curva Faccanoni. Nella categoria turismo è favorito Alberto Cortese su Alfa Romeo 1500 mentre nella 2000 spicca il triestino Ricchetti. Al via anche Maiani, Artelli, Strazza e l'avv. Gualtiero Levi Viola. Nella categoria Corsa brilla il Barone Ettore Franchetti, che arriva a Trieste dalla Toscana alla guida della stessa vettura con cui avrebbe effettuato la gara, vincendola in 7' e 29" a 76.169 km/h di media, una Diatto 2600 corsa, il secondo assoluto è Gildo Strazza, pilota ufficiale Lancia. Terzo è Gianni Maiani, primo nella turismo, che precede Giannini, Moeller ed i triestini Filippo Artelli e Gualtiero Levi Viola.

Il 1928 è l'anno in cui la nobile triestina, marchesa Lotty d'Incisa - Camerana si applica affinché vasti territori sulle pendici di Scorcola di sua proprietà vengano utilizzati per l'ampliamento ed il miglioramento del percorso che pertanto muta e si evolve. La quarta edizione vede il via il 30 settembre. Il cambiamento di data, da giugno ad inizio autunno, non incontra il favore del pubblico poichè una fitta nebbia mette in difficoltà concorrenti ed organizzatori. Tre le categorie al via, con una classifica per le dame Santina Cok, Almara Baxa, Italia Yegoniz e Gilda Morelli, che però darà forfait. 31 gli iscritti, 30 i partenti per 17 classificati finali. Tra i triestini i soliti Artelli, Apollonio, Ricchetti, Levi Viola e Camillo Poillucci. Tra i favoriti Strazza, Giannini, Stracciari, Bettini, Jacomisso, Gagliardini e Cernuschi. Vittoria di Gildo Strazza, ufficiale Lancia, su Lambda in 7' e 50" e 4 decimi alla media di 72.704, seguito dalla Fiat 509 "corsa" di Gagliardini e dalla Alfa Romeo di Bettini. Quarto Jacomisso con la Diatto davanti a Giannini con la Lancia. Almara Baxa vince la classifica delle dame. Umberto Apollonio quella per la cat. turismo fino a 1000 cc.

Nel 1929 la Lancia Lambda ufficiale di Strazza rischia ancora di vincere, confrontandosi stavolta con Achille Varzi sulla Alfa Romeo, in quella che fu la corsa con il percorso più lungo, già considerato da tutti come uno dei più rapidi, impegnativi ed affascinanti d'Italia. In quell'edizione, storicamente l'unica che non prende il via da via Fabio Severo, start alla Rotonda del Boschetto e salita alla strada per Opicina attraverso il Cacciatore, Cattinara e Basovizza, si presentano 27 piloti, suddivisi in tre categorie: sport, corsa e dame. Tra il Cacciatore e Cattinara viene installato un grande tabellone per comunicare al pubblico i tempi. Da rimarcare che l'avv. Poillucci, non trovando un passeggero è costretto a cimentarsi nella categoria sport ove si corre da soli, in cui primeggia l'inarrivabile Achille Varzi. Unica dama al via Santina Cok. Al trionfatore, Varzi, salito in 9' 43" e 6 ad 84.571 km/h di media, si accodano i vari Strazza, Sartorio, Bassi, Mosti ed i triestini Ricchetti, Poillucci e Levi Viola.

Nel 1930 un nome su tutti: Tazio Nuvolari. Appena insignito del Cavalierato della Corona ed accompagnato dal suo direttore sportivo Enzo Ferrari, "Nivola" sale in modo ineccepibile a bordo di un'Alfa Romeo P2. Raccontano ancora gli ultimi testimoni che il Mantovano Volante arrivò a tutta velocità sulla difficile curva della Cava di Faccanoni, curva che come le altre lui chiamava "risorsa", ed anziché rallentare, sfruttò la scarsa aderenza del fondo, all'epoca sterrato, per un derapage da manuale, senza mai staccare un attimo l'acceleratore, strappando gli applausi al numeroso pubblico, assiepato come sarà poi tradizione, sul tracciato. Era il 15 giugno. Tre le categorie al via, 56 gli iscritti e 40 i classificati. Tra i nomi al via, oltre al "Mantovano Volante", Siena, Caniato, Catalani, B. Ferrari su vari tipi di Alfa Romeo, Mazzacorati e Gildo Strazza. Tra i nostri concittadini Pollini, Ricchetti, il dott. Giannini, Apollonio, l'avv. Poillucci, l'avv. Levi Viola, le dame Federica Zara, Rosetta Herlitzka, Ines Buttora e Gilda Morelli, vincitrice della classifica "rosa". Il decimo classificato, Klinger, alla fine, saluta e parte alla volta Roma con la stessa macchina con cui ha tagliato il traguardo. Nuova media record per Nuvolari, salito con a fianco il meccanico Francesco Severi di 95.151 km/, e ottimo risultato della Scuderia Ferrari, alla sesta competizione con le Alfa Romeo P2, che coglie qui la prima vittoria assoluta e porta otto vetture nei primi 10 posti. Mazzacorati e Pollini si aggiudicano invece i posti rimanenti sul podio.

Nel 1931 la tassa d'iscrizione era di ben 20.000 lire di allora e sono 29 gli iscritti, ma in questa edizione la gara automobilistica viene preceduta da una competizione motociclistica nata con la collaborazione tra l'A. C.Ts. ed il Moto Club Ts. Molti i concorrenti di spicco come Luigi Catalani, il conte Giovanni Lurani, ovviamente su Alfa Romeo, Carraroli e Tadini della scuderia Ferrari, i triestini Pollini, Poillucci, Artelli, Ricchetti e altri. La categoria "dame" vede al via Federica Zara, Santina Cok che vincerà su Chiribiri e Rosetta Herlitzka. Luigi Catalani vince l'assoluta, mentre tra le moto vince Piero Marta su Rudge 500. Le Alfa piazzano 7 vetture nelle prime 10. Dopo il vincitore ci sono Guglielmo Carraroli, Emilio Ricchetti con la Bugatti, Pollini, Tadini, Beppe Tuifanelli, Umberto Klinger su Maserati, Leonardo Jeroniti, il conte Giovanni Lurani e Nini Jonoch.

E' ancora Catalani a ripetersi l'anno successivo, il 12 giugno 1932, quando la 8° edizione propone 4 categorie e 27 iscritti. Il regolamento prevede la distinzione tra vetture utilitarie e turismo e per quest'ultime una distinzione ulteriore tra chiuse e scoperte. Concorrenti, tra gli altri, Pollini, Federico ed Alberto Kechler, Ricchetti, Giannini, Ferluga, e le dame Santina Cok, Wally Kreen, Federica Zara ed Edvige Rieckoff. Levi Viola sbatte leggermente, ma riesce a giungere secondo di classe, mentre Chinellato deve ritirarsi. La Cok vince la coppa delle dame, seguita dalla Kreen. Dopo il vincitore, salito a 92.935 km/h, ecco Giannini e Pollini, tutti su Alfa Romeo, segue Ferluga su Bugatti, come Ricchetti 5°. Poi Federico Kechler, Aldo Clocchiatti, Alberto Kechler e Romano Albanese. Decimo è di nuovo Ricchetti che si è proposto per una seconda salita con una Fiat 522 turismo.

Segue un periodo di indesiderata, ma obbligatoria, di sosta.

Nel giugno del '39 il triestino Guido Kozmann riesce di nuovo ad entusiasmare gli appassionati con la sua Lancia Aprilia, in una gara stravolta nel regolamento che vide al via solo vetture di produzione nazionale divise in quattro categorie, con percorrenza diversificata e classifica per gruppo. I gruppi sono denominati "Lancia Aprilia", "Fiat 1500", "Fiat 508 c" e "Fiat 500 - Topolino", tutte rigorosamente autarchiche.

Quattro corse singole, con quattro linee di partenza e quattro arrivi distinti. La classifica generale viene computata a posteriori, risultando talvolta diversa dal risultato ottenuto dal vivo. Vince il triestino Guido Kozmann su Lancia Aprilia, nella omonima categoria, seguito da Emilio Schoss e Attilio Tommasi. 4° Mario Livio Cesare che vince la categoria Fiat 1500 su omonima vettura. Seguono Emilio Goriup e Livio Vidali. Quest'ultimo primo della 1100 su Fiat 1100, davanti a Giuseppe Folegotto, Giorgio Guarnieri, Enrico Sperco ed Alessandro Chiurlo. La categoria Fiat 500, la Topolino, è appannaggio di Giovanni Tosato.

Ormai la "Trieste - Opicina" era nella storia dell'automobilismo, così come le denominazioni che nella fantasia popolare identificano i luoghi caratteristici come Faccanoni, ovvero la piega più difficile, la S di San Cilino, impegnativa chicane testimone di tanti botti, la curva di Masè, dove i più bravi appena appena staccavano, la S di Cologna, ovvero una serie di curve e controcurve all'epoca abbastanza strette, la curva degli Sposi, l'Obelisco, l'ultima e conclusiva piega, molto impegnativa.

Nel dopoguerra c'è subito chi freme per poter tornare a correre e sostituire le jeep militari con lucenti bolidi, per salire all'Obelisco. Ed i dirigenti dell'A. C.Ts. lottano accanitamente ed alla fine riescono ad organizzare la 10° edizione, il 31 ottobre 1948. Gli iscritti sono 40 e 38 i classificati. Vince un "forestiero", Alberto Comirato da Treviso, davanti ad Alfredo Tinazzo ed Alberto Kechler. Seguono Cagni e Pelizzo. Blaschevich vince la cat. 500, Clochiatti la 1100 e Allazetta la 1500. Tra i nomi nuovi al via Vatta, Piazza, Cibin, Cavani. Durante la corsa, Antonio Maggini corre in compagnia del suo cane e si classifica 3° di categoria. La corsa passa alla storia per le proteste dell' avv. Poillucci che si vede privato di un eclatante secondo posto a causa un errore di cronometraggio. Bianca Piazza, 13° assoluta, vince tra le dame.

E' il 1949 quando gli organizzatori lanciano il Circuito di Trieste, da Cave Faccanoni a Opicina, a Banne e di nuovo a Monte Spaccato e discesa a Faccanoni. Un tentativo senza troppa fortuna che non avrà seguito. In effetti, la "salita" era un evento dall'indiscutibile ed insostituibile fascino, con una propria e ben delineata personalità. In essa, forse, la Trieste dello sport del motore aveva creduto di riconoscersi. E "La gara" torna ed è ancora pronta ad accendere gli entusiasmi.

Nel 1950 Giulio Cabianca batte per la prima volta la media dei 100 km/h con un' OSCA 1350. 100,371 km/h per l'esattezza. Soltanto 3 le categorie al via, per una quarantina di iscritti, quasi tutti classificati. Tra essi Paolo ed Umberto Marzotto, Stagnoli e Bianca Piazza, tutti su Ferrari, Giulio e Cesare Cabianca, Comirato, Sighinolfi, Zannini, Allazetta ed Artelli. Inoltre Pierpaolo e Manlio Poillucci, Genel, Comelli, Gino Moncini, Franco, Ciclitira, Dequal, Cibin e Del Piccolo. Partecipa anche l'inglese Bob Bell, su Bentley. Cabianca sale alla domenica lasciandosi alle spalle le Ferrari di Stagnoli e Marzotto e la BMW dell'udinese Clocchiatti.

L'anno dopo è Umberto Marzotto, uno dei piloti cosiddetti "in doppiopetto", a portare una Ferrari 2560 al primo posto a oltre 102 di media. Tra i partecipanti Tinazzo e Giannini, Poillucci, Artelli, Vinattieri e l'aviatore per passione Gastone Dollinar ed altri ancora. La novità della gara vede una lotteria tra il pubblico pagante, con l'estrazione di una Fiat 500. Marzotto fa sua la corsa ed il record davanti ad una serie di Osca.

Ancora Ferrari nel '52 con Palmieri, componente assieme a Cornacchia del gruppo dei celebri "rappresentanti da corsa" della Casa di Maranello. La lotta è tra 100 iscritti, tra cui i soliti Venezian, Caraceni e Bordoni. Tantissimi i triestini al via. La curiosità dell'edizione '52 è che Venezian rompe la macchina nelle prove e resta a piedi. Corre grazie a Marzotto che, giunto in ritardo alle qualifiche, resta escluso e non potendo partecipare gli cede sportivamente la macchina. Un temporale furibondo segna una volta di più, lo svolgimento della gara, che viene vinta, come accennato, da Palmieri. Nella classifica, ancora una vittoria del veterano dott. Artelli nella "turismo".

Il '53 vede invece al via nomi nuovi. 72 gli iscritti ed una cinquantina i classificati. Cornacchia, su Ferrari vince davanti a Gerini e Contini lasciando Anteo Allazetta al 4° posto. In gara anche Moroni, Simontacchi, Fornasari, i due Poillucci, Zalukar, Ciclitira, Jossipovich, De Boni, Porfiri, su una incredibile Dyna Panhard, Missaglia, Iviani, Moncini e Dollinar.

Nel 1954, anno di tumulti e tragedie, la città trova il tempo di fermarsi ed applaudire la vittoria di Bordoni su Gordini. L'edizione '54 presenta una variante al tracciato alla "s" di Conconello, tre categorie, 64 iscritti e 39 classificati. Al via i soliti specialisti, tra cui Lubich e Bussinello, Zannini, Bertani ed i nostri Finzi e Godina. Si scende sotto i 5 minuti, sia col vincitore che col secondo, Gerini. Terzo Pezzoli.

L'anno dopo, i 75 iscritti vedono la prova triestina valida per il Triveneto, per i vari Trofei nazionali e locali ed anche per il "Volante d'Argento". Presente la squadra ufficiale della Maserati con Buffa, Valenzano e Bordoni, cui rispondono Kammamuri e Casarotto con le Ferrari, Lubich, Gatta, Dore Leto di Priolo, Colombo e la pilotessa Annamaria Peduzzi. Tra i triestini, Giro, Poillucci, Jossipovich, Finzi, De Boni, Godina, Porfiri ed Allazetta, con la Ferrari. E' la prima ed unica volta che la gara si svolge in un giorno che non sia domenica: è infatti mercoledì, festa di San Pietro e Paolo Bordoni alla guida di una potente Maserati 3000, alla media di 112,891 km/h, precede Piero Valenzano, purtroppo predestinato ad una precoce fine ad una Coppa delle Alpi, e Buffa.

Il 6 ottobre 1957 nuova edizione. Il via viene spostato da via Fabio Severo a foro Ulpiano, accanto al Palazzo di Giustizia. Tra i 103 iscritti Edoardo Lualdi Gabardi su Ferrari, Tedeschi su Maserati, così come Bordoni e Govoni. Inoltre Mantovani, Lubich, Bassani, Missaglia, De Boni e Mario Poltronieri. Dopo l'anno di sospensione, gli entusiasmi cittadini sono di nuovo accesi, ma l'ambiente a causa dei recenti lutti che hanno costellato la stagione sportiva, si presenta alquanto ridimensionato. Vince Adolfo Tedeschi su Maserati sport 2000, stabilendo il nuovo record di 117.003 km. /h, davanti a Mantovani, con il miglior tempo in prova con l'Osca 1100 e davanti a Bordoni e Lualdi. Nelle piccole cilindrate si mettono in evidenza Lo Cocco, Bini, Brandi e Siracusa. Decimo Abate con la Giulietta 1300.

Nel 1958 la federazione internazionale fissa in 3000 cc. il massimo per le sport, ed è l'anno della storica vittoria di Ada Pace, l'unica "rosa" di tutto l'albo d'oro, con una Giulietta Zagato. Un centinaio gli iscritti per 66 classificati. Tre le categorie: turismo, Gt e sport. Tra i nomi di rilievo: Mennato Boffa, Bordoni, Odoardo Govoni, e Tedeschi su Maserati sport, Cabianca e Zanarotti su Osca, Ludovico Scarfiotti, futuro ferrarista, e Bussinello futuro ufficiale Alfa Romeo, Moioli, Giovanardi, Lualdi, Ferraro, Prioglio, Bassani e Missaglia. Il maltempo penalizza la gara delle sport regalando la vittoria alle Gt, salite con l'asfalto ancora asciutto. La fortunata pilotessa è l'ultima a lanciarsi sul percorso prima che una sottile pioggia lo renda viscido ed infido, costringendo le potentissime vetture sport ad un'andatura prudenziale, non più in grado di strapparle il primato. Govoni è solo 3° su Maserati 3000. In classifica generale molte le Gt ed al 10° addirittura una Fiat 1100 TV, anche se alla guida di Teodoro Zeccoli che sarà per molti anni il capo collaudatore della scuderia Autodelta Alfa Romeo.

Nel 1959 le tre classiche categorie riscontrano la bellezza di 110 iscritti di cui ben 81 saranno classificati. Tra i big Giulio Cabianca, Gabardi Lualdi, Ada Pace, Govoni, Giovanardi, Abate, Pagliarini, Francesco Prioglio, Stelio Davia, Dorati e Ferraro. Di nuovo al via Mario Poltronieri. Ada Pace ha come sfidante nella femminile Luisa Pozzoli. Vince Cabianca su Osca davanti a Lualdi e Govoni. Stavolta la Pace è solo ottava.

La 20° edizione, quella del '60, vede al via 4 categorie con 137 iscritti. Per la prima volta è ammessa la Formula Junior, tra i big Nino Vaccarella, il siciliano preside volante con una W. R.E., una sport inglese, con motore Maserati 2000, Giovanardi, Abate, Boffa e Govoni su Maserati, "Lulù" Scarfiotti, Tedeschi e Zampiero. Poi Zeccoli su Osca, Noris, Prinoth e Ada Pace. Dei nostri Prioglio, Doratti, Franceschiel, Cordiglia, Fischer, Nobile, Davia, Ferraro e Godina. La vittoria arride a Mennato Boffa, in quella che sarà una delle edizioni più interessanti, alla media di 121.417 km/h, davanti Govoni ed Abate, tutti su Maserati 2000. Quarto Scarfiotti, già in bella evidenza.

Domenica 23 luglio 1961. 21° edizione. Il percorso viene prolungato di circa un km e 100 metri, sulla SS 202, fino alla casa Cantoniera di Banne. Come sempre Turismo, GT e Sport al via, per 120 iscritti di cui 90 troveranno posto in classifica. Per la prima volta, dopo la fine della guerra, la partecipazione è aperta ai corridori stranieri. La lotta annunciata è tra Boffa su Maserati 2000 e Lualdi su Ferrari 3000. Assieme a loro salgono Pagliarini, Zagato su una Flaminia, Frescobaldi, Demetz, Venturi, la Pace, Porcù, Giuliani e Barabba, questi ultimi tre della Scuderia Ostuni. Poi, per l'A. C.Ts Ferraro e per il CUS Frisori. Lualdi ottiene la sua prima vittoria, in una giornata orribile, con pioggia e vento, a 336 di media, davanti a Boffa, Ferraro, Herbert Demetz, Venturi, Elio Zagato e Ada Pace.

Lualdi, quasi cittadino onorario per la grande costanza al via, si dimostra un formidabile specialista della categoria, bissando il successo con la sua fiammante Ferrari già nel '62 Nell'edizione del record dei partenti, ben 144, cambia il regolamento ed al via si presentano Turismo, Gt e Corsa ovvero le Formula Junior 110, una formula promozionale in gran voga su tutti i tracciati d'Italia. Su queste agili vetturette si presentano Govoni, Bellasi, che poi conosceremo come costruttore di F1, Prinoth, lo svizzero Silvio Moser che troverà la morte in F1 a Monza proprio su di una macchina di Bellasi, poi Lualdi con la Ferrari GTO, Ada Pace, Pagliarini, Stanga, Elio Zagato, e l'HF Squadra Corse con Frescobaldi. Tra le partecipazioni eccellenti si registra la presenza di Jochen Rindt, futuro vincitore di Le Mans e futuro Campione del Mondo di F1. Dei "nostri" in gara c'è "Doc" Merluzzi, Porcù, Missaglia, Rigo, Trevisan, Brusaferro, Paolini, Moncini, Giuliano e Ferraro col Ferrari GTO. E' anche l'anno delle squalifiche, poichè i primi due, Govoni e Bellasi, vengono colti sottopeso con zavorra non conforme. Anche Giuliano viene squalificato per irregolarità tecniche. La vittoria torna così a Lualdi Gabardi che stabilisce il nuovo record. Secondo Prinoth, su Lotus e terza Ada Pace. Ferraro, considerato uno di casa, sbatte alla curva dell'Università, ma continua ed è 5° assoluto, dietro ai tre citati e a Pagliarini, davanti a Moser ed a "Pam", altro specialista delle salite, Rovida e Zanarotti.

Il 23 luglio del 1963, edizione numero 23. Altro "pieno" per gli organizzatori con 179 presenze, di cui 105 in classifica. Stavolta oltre alle scuderie nazionali e trivenete, accorrono anche piloti di ben 8 nazionalità diverse. Al via Ghezzi, Bellasi, Bruno Deserti, quello stesso a cui sarà dedicato il trofeo di velocità turismo che si corre a Monza, Picko Troberg, J.Peterson, Nicolosi, il nostro Ferraro, Colombo, Carlo Facetti e Franco Patria, per la HF Squadra Corse, con Cabella e Von Baum. Inoltre il giovane campione inglese Johnatan Williams che sbatte alla S di San Cilino e va a fuoco, nelle prove di sabato. Le scuderie triestine schierano Merluzzi, Borghetti, Urbanaz, che sbatte già nelle prove e Moncini, Brusaferro, Porcù, Frisori e Russo. Dominio delle Junior che portano a vincere la Lotus di Ghezzi alla media di 128,391 km/h, seguito da Deserti e da Bellasi.

Nel 1964, si presenta al via un pilota di origine triestina, già lanciato verso una fulgida carriera, si tratta di Andrea De Adamich che alla "s" dell'ospedale psichiatrico catapulta la sua Alfa Giulia ZX sopra un muretto e la distrugge poi nella scarpata sottostante. Con lui ci sono 240 iscritti, di cui ben 121 vedranno il traguardo. 30 sono gli stranieri, capitanati dal pilota ufficiale dell'Abarth Hans Hermann. C'è Facetti con l'Alfa TZ, Prinoth, Lualdi, Sigala, Nicolosi, Mario Casoni, cognato di Govoni, Picko Troberg, che in Italia ha trovato una seconda patria, e Franco Patria ufficiale Abarth con la Gt 2000. Inoltre i giovani leoni Arturo Merzario col millino Abarth ed Ignazio Giunti, con l'Alfa Romeo. I colori della Ostuni sono retti da Moncini, fraterno amico proprio di Giunti, e quelli della Sc. Trieste da Brusaferro, Porcù e Ferraro. Le Formula Junior sono limitate da un nuovo regolamento, molto penalizzante, così tornano in vetta le Gt ed è Franco Patria a iscrivere il suo nome nell'albo d'oro, con l'obbligatorio nuovo record ad oltre 130 di media. Subito dietro, la Ferrari dell'atesino Prinoth e la vettura del futuro trionfatore di Le Mans, Hans Hermann. Seguono Lualdi, Facetti, Sigala ed altri nomi eccellenti.

La 25° edizione vede la classifica di nuovo capeggiata da Lualdi e dalla sua Ferrari 250 Lm, che non riesce a battere il record stabilito da Patria, l'anno prima. Subito dietro "Matich", Brini e Malanca. Questi i primi tra 254 iscritti, anche se solo 151 saranno i partenti. Da quest'edizione la gara sarà intitolata alla memoria del avv. Camillo Poillucci, socio benemerito dell'A. C.Ts. La squadra ufficiale HF schiera Facetti, Crosina ed Umberto Maglioli. La Scuderia Trieste presenta Urbanaz, la Ostuni Moncini, Porcù e Loigo, l'A. C.Ts Tandoi e Cosulich.

Per la 26° edizione 5 classi al via: Turismo, GT, Sport, Prototipi, e Corsa, per 256 iscritti e 135 classificati finali. La gara è valida per un numero impressionante di campionati e classifiche internazionali. Viene riproposto il Trofeo dedicato a Poillucci, affiancato da uno dedicato al Presidente della Repubblica. Ai triestini "Pablo", Tandoi e Moncini fa eco una serie di iscritti di "lusso". "Sua maestà" Mauro Nesti con un'Abarth 1000, il grande "Noris" su Porsche 906, Lualdi che stavolta è alla guida di una Dino 206 "Matich", Caffi, Ghezzi, Alberti e la stella inglese emergente Boley Pittard, anche lui segnato da un tragico destino. Defezione dell'ultima ora di Carlo Facetti e di Mario Casoni che aveva promesso di esser presente con una enorme e potentissima Ford Gt 40. Sulla scia di questa presenza, già c'era chi fantasticava la presenza al via una Ferrari 330 P3 o una Chaparral 2D, per rinnovare a casa nostra la sfida del "mondiale marche". Vince Noris, davanti a Lualdi. Per gli altri le briciole. E gli altri sono Ghezzi, su Brabham F3, Alberti e Pittard.

Il 28 di maggio del '67 nuova sfida sulla Strada Nuova per Opicina. 4 categorie per 103 partiti, su 156 iscritti. Classificati 92. Tra questi non ci sarà Paolo Lado che sbatte con la sua Abarth alle curve di Masè e va a fuoco. La gara subisce un lungo ritardo per le operazioni di soccorso e di ripristino del percorso. Lualdi fa valere la classe della sua Ferrari Dino 206 s e straccia la concorrenza segnando anche il nuovo record, di 138, 567 km/h. Secondo è Johannes Ortner, su Abarth e terzo è Carluccio Facetti su Porsche Carrera 6. Seguono Noris, Toine Hezemans, futuro Campione Europeo Turismo, soprannominato "il fortuniere", "Gano" della Scuderia Piloti Bardahal, e lo svizzero Peter Schetty, futuro Campione Europeo della Montagna con la Ferrari 212 ed in seguito direttore sportivo della casa di Maranello. Al via anche Della Torre, Pilone, alla fine 9°, ed i nostri Giovannini, Maximilian, Tandoi, Frisori e Moncini.

Un nuovo e più alto spartitraffico a Faccanoni contraddistingue l'edizione numero 28. Dopo un anno di sosta si torna in gara. gli iscritti sono 215 e ben 144 i classificati. E' il 1969 ed è la volta di Franco Pilone, un altro degli affezionatissimi di questa gara, di iscrivere il suo nome sul gradino più alto del podio a 136,700 km/h. Secondo è Noris, su di una Porsche Carrera 10, terzo il tedesco Berndt Brodner su Carrera 6, poi Tonino Niccodemi. Bardelli, Zanetti su Abarth 1000 prototipo, Botalla, ottavo Sandro Moncini su Alfa Romeo GTA, nono Formento e decimo "Shangrylà" che non avrà quasi mai la soddisfazione di vedere il suo pseudonimo, ricordante una mitica città perduta sede di benessere e suprema saggezza, scritto nel modo corretto. Al via anche Frisori e Tandoi, Schneider, Svetina, Sergas, Huez e Maximilian ovvero Edo Ranchi. Tra le curiosità la presenza di una dama, Silvia Strobele di Brescia, Frisori che fonde il motore sul rettilineo d'arrivo e Tandoi che viene fermato nella sua cavalcata vittoriosa nella Turismo 850 da un commissario che gli sbandiera con troppa solerzia la presenza di un concorrente in testacoda e Niccodemi, che non sa darsi pace della sconfitta.

Con l'aumentare delle prestazioni e col diminuire del tempo di percorrenza, a causa della grande scorrevolezza e scarsa pendenza del tracciato, il percorso cambia volto e la partenza sale sempre più in alto, lontano dall'abitato, come preteso dalle norme internazionali, a fianco del distributore di benzina dopo la curva dell'Università. E' il 1970 quando Giampiero Moretti firma quello che resterà ormai, il record assoluto di questa competizione. Su un percorso accorciato a poco più di 8 km., fa segnare 3'12"5, alla media di 149, 984 km/h, con una Ferrari 512 S, un mostro urlante di 12 cilindri e quasi 5000 cc. nato per le gare del "Mondiale Marche" su pista. Momo vince davanti a 200 partenti, su 250 iscritti, e 174 classificati. Secondo è "Gibi" su Abarth e terzo Piero Botalla. Seguono Noris, Klaus Reisch, su Alfa 33, poi Aldo Bardelli, Cecchin, Locatelli, Paolo de Leonibus e Polin. Partiti con intenzioni bellicose anche Pilone, Lutman, Giovannini, Schneider, De Leonardis su un improbabile Saab 95, Locuoco, Sergas, Comin, Sanco, Moncini, con una vettura del Jolly Club, Frisori, con i colori della San Marco di Venezia, così come Tandoi. Lualdi è assente perché la sua 512 non è pronta per la gara. Pilone deve cedere le armi a causa un guasto alla frizione. Sergas sbatte in prova a San Cilino e Otto Pfischer si pianta contro un palo della luce.

E giunge la XXX° edizione. E' il 1971. E' una corsa che si presenta in tono minore, penalizzata da motivazioni regolamentari, razionalizzando la partecipazione soltanto ad alcune classi e categorie, a scapito di altre, determinando un fatale calo d'interesse. Nonostante gli sforzi fatti, l'A. C. Ts vede l'ordine di partenza privato delle vetture sport-prototipo, sicuramente la categoria più prestigiosa e di maggior richiamo per il pubblico. A peggiorare le cose la concomitanza con altre competizioni consimili e la vicinanza alla recente Targa Florio. Nonostante le 158 iscrizioni, sono solo 106 vetture alla partenza. L'ombra di una amarezza che non troverà rimedio, si allunga sui presenti, quando alla presentazione ufficiale, il Presidente della Commissione Sportiva, dott. Rigo, si sofferma a ricordare Fulvio Tandoi, scomparso in un assurdo incidente la domenica precedente, proprio alla Targa Florio. Un vuoto incolmabile che gela e frastorna i driver triestini, tutti amici di Fulvio e profondamente addolorati. Al via era atteso anche lui. Ma al gara va avanti, come sempre. Tra i favoriti, Nardari e Bonomelli, con le Porsche 910 hanno dichiarato forfait, come pure Becchetti con l'Abarth 2000, togliendo "verve" alla competizione, lasciando Johannes Ortner, neo Campione Europeo della Montagna, senza validi challenger. Al via, comunque, il tedesco Trummer con la Porsche 906, Moncini con la 911, Pianta, Monti, Pica, Zanetti, Finotto, Giorgio Schon, Presotto e tanti altri. Cinque le categorie ammesse, suddivise per cilindrata in 26 classi. Tra le scuderie triestine presenti la 4R Lloyd Adriatico, la Trieste, la Ostuni. Molti i conduttori locali: Moncini, Ongaro, Franceschi, Lenardon, Rizzi, Zocchi, Friso, Parlato, Gianna Polacco, Maximilian, Lutman e Mario Marchi sotto i colori della Bassano Corse. Inoltre "Sprintino" che corre per la Asso di Picche di Merano ma è triestino purosangue e vincerà la turismo di serie fino a 2000. Le prove sono appannaggio del neocampione Ortner che sbaraglia il campo. Ma la domenica è un'altra storia. Piove, anzi, a tratti diluvia. Qualcuno afferma che ad Opicina c'è stata persino la grandine. Il dott. Paolo Gratton inaugura il percorso con una Ford T, quella stessa che aveva corso con Skerl tanti anni prima. Il via è in ogni caso puntuale, dettato dallo starter Sindaco Spaccini, grande appassionato di sport e di fotografia. La gara va avanti a sbalzi ed a patire le insidie dell'asfalto bagnato è l'austriaco Jerich con la Ford Escort 1300 che alla S di San Cilino va a schiantarsi violentemente su di un palo della rete filotranviaria. Le sue preoccupanti condizioni impongono un ricovero ed un intervento d'urgenza. Tuttavia, la prima impressione, destata anche dallo stato dell'auto dell'austriaco, si rivela allarmistica. In effetti, il pilota non presenta lesioni gravi e non è in pericolo di vita. La notizia si sparge subito tra il bagnatissimo pubblico, dando nuova energia alla gara. Il maltempo, intanto, concede una pausa ed è proprio l'ultimo momento di gloria quando il triestino Alessandro Moncini, alla guida di una Porsche 911 gr. 4, conclude vittorioso, finalmente profeta in patria, unico a rischiare in ogni curva. Dietro a lui, una muta di Abarth, vetture regine di ogni percorso in salita con prima tra tutte quella di Ortner. 32 anni dopo Ricchetti, e dopo la "stravagante" affermazione di Kozmann, un triestino sale sul gradino più alto del podio. Ortner, con lo spinterogeno bagnato e solo 2 cilindri funzionanti non riuscirà ad impensierire Moncini, impiegando quasi 2 minuti in più delle prove di sabato. La classifica vede primo Sandro Moncini, secondo Zanetti e terzo Galimberti. Più indietro Giorgio Pianta, Paolo Monti, altro outsider su Opel GT, Stelio Cocconcelli.

E' l'ultimo atto. La "gara" per antonomasia, nata in una mattinata di pioggia, trova la sua apoteosi in una giornata dominata dallo stesso tema climatico. Lo stop, decretato per motivi di sicurezza lascia un vuoto incolmabile nella passione del pubblico triestino che non ritroverà più un evento di simile valore e risalto nel proprio territorio.

Restano i ricordi di personaggi e situazioni che fanno di ogni competizione un libro di vita vissuta ricco di eterni episodi: Dante Gargan che capota rovinosamente con l'Abarth 1000 e percorre sul tetto, tra scintille e pezzi sparsi, le poche centinaia di metri che dall'Obelisco portano al Quadrivio di Opicina, ovvero al traguardo, che taglia sottosopra, Pilone e le sue pratiche contorsionistiche per entrare nell'angusto abitacolo, la famiglia Facetti con Carlo, pilota già di fama internazionale, a fare da accompagnatore ad una Rosadele quasi debuttante, incredibile in una tutina di tela azzurra confetto assolutamente priva di scritte pubblicitarie; Paolo Parlato che taglia il percorso, magari involontariamente, inforcando l'entrata del parcheggio di un hotel posto sul percorso, fortunatamente mantenuto deserto dall'organizzazione, e grazie a ciò spicca un incredibile crono che resterà il miglior tempo di classe, oppure ancora Piero Lado, fratello del più celebre gioielliere Paolo, che va a fuoco per una toccata da nulla, o Livio Merluzzi, a bordo di una Fiat 500, sorpassato all'Obelisco da un' indiavolata Stayer Puch di un pilota austriaco che subito dopo non trova di meglio che capotare rovinosamente proprio in piena curva, rendendo vana la gara di entrambi.

Tra i personaggi l'indimenticabile Gigi Villoresi, Giorgio Pianta, più volte al via con le vetture più disparate, Martino Finotto, Romano Casasola eternamente diviso tra le due passioni dell'automobilismo e delle regate veliche; l'indimenticabile presidente del TRC Umberto Biasutti, Gatta, Noris, Dini, Donà, Nanni Galli, la simpatica Verginella, tanto veloce quanto sfortunata che termina la sua gara in lacrime, e tanti altri tra specialisti e gentleman del volante, non ultimo quell'Andrea de Adamich che nel '64, dopo aver già distrutto la sua Triumph in una precedente gara in salita, distruggerà un'Alfa Romeo nella zona del parco "dell'ospedale dei matti". O ancora Mario Poltronieri, per decenni voce dei gran premi alla RAI, o Gianfranco Palazzoli, detto Pal Joe, Mennato Boffa, Bloody Black Tiger, Umberto Maglioli, genio ed inventiva dell'automobilismo italiano, Ninni Vaccarella, siciliano d. o.c. e preside volante.